L’ostacolo principale relativo alla produzione di biocarburante da panico verga è rappresentato dalle difese naturali della pianta: i ricercatori della Noble Foundation sembrano averlo brillantemente superato grazie a una sottoregolazione nella varietà Alamo
(Rinnovabili.it) – Il bioetanolo derivante dal panico verga, l’erba perenne delle praterie, potrebbe diventare meno costoso grazie a una nuova ricerca della Samuel Roberts Noble Foundation (Oak Ridge National Laboratory). L’intero lavoro è stato pubblicato nei Proceedings of the National Acadamy of Sciences
Il tradizionale ostacolo alla produzione di biocarburanti mediante l’utilizzo di quest’erba è rappresentato dalle difese naturali della stessa pianta nei confronti di insetti, funghi e condizioni climatiche; nonostante ciò, comunque, il panico verga rimane una risorsa fondamentale per il settore bioenergetico, visto che richiede poco nitrogeno e acqua, rendendola un bersaglio perfetto per i miglioramenti transgenici. Il team di ricercatori è stato guidato dal cinese Zeng Yu Wang: in questo caso, si è puntato soprattutto sulla diminuzione di un componente cellulare, l’enzima caffeato O-metiltransferasi, così da ottenere una sottoregolazione nella varietà Alamo: è proprio tale modifica da diminuire la lignina, la parte integrante delle pareti cellulari. Il gruppo della Noble Foundation ha così creato una varietà che è più agevolmente convertibile in biofuel e con costi aggiuntivi più accettabili per quel che concerne la fermentazione. Come si evince dalle dichiarazioni di Wang, “la mutazione transgenica richiede una minore temperatura e solamente un terzo del livello di enzimi necessario per una equivalente fermentazione dell’etanolo”. (il documento è intitolato “Genetic manipulation of lignin reduce recalcitrante and improbe ethanol production from switchgrass”) e mette in luce una versione transgenica di panico in grado di produrre circa un terzo in più dell’etanolo normalmente ottenuto da questa fonte grazie, in particolare, alla particolare fermentazione che la contraddistingue.
Il tradizionale ostacolo alla produzione di biocarburanti mediante l’utilizzo di quest’erba è rappresentato dalle difese naturali della stessa pianta nei confronti di insetti, funghi e condizioni climatiche; nonostante ciò, comunque, il panico verga rimane una risorsa fondamentale per il settore bioenergetico, visto che richiede poco nitrogeno e acqua, rendendola un bersaglio perfetto per i miglioramenti transgenici. Il team di ricercatori è stato guidato dal cinese Zeng Yu Wang: in questo caso, si è puntato soprattutto sulla diminuzione di un componente cellulare, l’enzima caffeato O-metiltransferasi, così da ottenere una sottoregolazione nella varietà Alamo: è proprio tale modifica da diminuire la lignina, la parte integrante delle pareti cellulari. Il gruppo della Noble Foundation ha così creato una varietà che è più agevolmente convertibile in biofuel e con costi aggiuntivi più accettabili per quel che concerne la fermentazione. Come si evince dalle dichiarazioni di Wang, “la mutazione transgenica richiede una minore temperatura e solamente un terzo del livello di enzimi necessario per una equivalente fermentazione dell’etanolo”. (il documento è intitolato “Genetic manipulation of lignin reduce recalcitrante and improbe ethanol production from switchgrass”) e mette in luce una versione transgenica di panico in grado di produrre circa un terzo in più dell’etanolo normalmente ottenuto da questa fonte grazie, in particolare, alla particolare fermentazione che la contraddistingue.